In un mondo in cui le mode e le tendenze si rincorrono, rivendicato talvolta legittimità e sensi di appartenenza, il fenomeno Hipster può essere visto come un fenomeno culturale, un mood di vita che fonda le sue radici non solo nella moda, nello stile di abbigliamento ma anche nello stile di vita quotidiano, nei modi di fare, nei modi di porsi, nel modo di pensare e di vivere la propria vita.
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Quindi chi è un Hipster? Cosa fa un Hipster?
Fondamentalmente è una persona moderna ma che cerca di vivere in maniera alternativa strizzando l’occhio anche a tendenze vintage, rimodernandole, facendole sue, facendole proprie dello stile hipster. Ama scegliere un genere musicale evitando di uniformarsi ad una specifica corrente. Insomma, sceglie una filosofia di vita ricercata e la fa propria, vivendo in modo non troppo comune.
Quale può essere un profilo indicativo di un hipster?
Comunemente l’hipster è di sesso maschile ma non è escluso che una ragazza/donna possa sentirsi appartenente a questa corrente. L’hipster è uno studioso, magari laureato, spesso libero professionista che non ama i brand commerciali bensì uno stile tutto suo, realizzato con capi ricercati, non necessariamente costosi, definendo talvolta outfit che alternano capi di valore a capi comunque belli, ma ben più economici.
La camicia in cotone scozzese o dai colori naturali rappresenta un must, indossata spesso sbottonata e morbida con una t-shirt bianca o con disegni stencil e illustrazioni uniche. I pantaloni sono diritti, spesso skinny fit, oppure jeans a vita alta. L’hipster ama scarpe classiche, sneakers semplici dall’effetto vintage o stivaletti alti all’interno dei quali far adagiare comodamente il pantalone.
La barba hipster è un elemento molto caratterizzante, in genere folta, medio-lunga ma curata, ricordando un po’ lo stile degli antichi pionieri. Qui troverai un nostro interessante approfondimento sulla barba hipster. Tuttavia non solo barba, l’hipster in genere ama anche i baffi che sono sempre estremamente curati e talvolta arricciati. Può indossare degli occhiali dalla montatura grande ed ha spesso dei tatuaggi.
L’hipster si interessa di cultura ed arte, non ama le discoteche ed i luoghi tipici della movida. È alla ricerca di locali particolari in cui sorseggiare una buona birra, magari artigianale. Per spostarsi non ama assolutamente le auto di lusso e i suv, bensì predilige spostarsi in bicicletta.
Ama viaggiare, tanto, ma i resort di lusso non sono il suo forte. Anzi, in genere alla “vacanza” preferisce il “viaggio“. Non pianifica maniacalmente le sue mete ma sceglie un luogo di partenza ed ama godersi le emozioni e le sensazioni dell’avventura.
Difficilmente frequenta le palestre, soprattutto quelle affollate, ma non significa che non abbia cura del proprio corpo, tutt’altro. Ama la tecnologia ed è in genere molto attento alle nuove uscite.
Dove è più facile incontrare un hipster?
Le grandi metropoli e le città importanti rappresentano luoghi perfetti poiché offrono tutto, dando quindi all’hipster la possibilità di scegliere e di plasmare a proprio piacimento il proprio stile di vita quotidiano. Città italiane come Milano, Roma, Bologna, Napoli ed estere come Berlino, Londra, New York, San Francisco sono delle perfette mete.
Hipster: definizione, etimologia e significato
L’origine del termine, benché sia ritornato in forte auge negli ultimi anni, risale agli anni ’40 quando in America la parola fu coniata a seguito di una tendenza sviluppatasi dal desiderio dei ragazzi caucasici di far loro lo stile di vita ed il linguaggio proprio dei jazzisti afro-americani.
Il termine Hipster andò a sostituire “hepcat“, una parola che indicava coloro che erano appassionati di hot jazz e bebop e che si volevano distinguere dagli amanti dello swing.
Etimologia della parola Hipster
Anche se l’origine ed il periodo storico in questa parola iniziò a diffondersi sono oramai ben note, l’etimologia del termine hipster è ancora incerta. Secondo la principale teoria, i jazzisti utilizzavano il termine “hep” per indicare gli appassionati di jazz, ma c’è anche un’altra corrente di pensiero: il termine hipster potrebbe derivare dalla parola wolof “hip“, ovvero il modo gergale con cui gli afro-americani diceano “aprire gli occhi” (open eyes), oppure da “hop“, termine utilizzato per indicare l’oppio.
La sottocultura Hipster nel secondo dopoguerra
Dopo il secondo conflitto mondiale, il fenomeno hipster prese piede maggiormente assumendo nuove forme quando vi si iniziò ad associare una fiorente scena letteraria. Jack Kerouac descrisse gli hipster degli anni quaranta come “anime erranti portatrici di una speciale spiritualità”. Fu tuttavia Norman Mailer a dare una definizione precisa del fenomeno, descrivendo gli hipster come “esistenzialisti statunitensi che vivevano la loro vita decidevano di divorziare dalla società, di vivere senza radici intraprendendo un misterioso viaggio negli eversivi imperativi dell’io”.
Chi sono gli Hipster nel 2020?
Partiamo da una definizione recente dell’Accademia della Crusca:
giovane tendenzialmente disinteressato alla politica e con velleità fortemente anticonformiste, che si riconosce per atteggiamenti stravaganti e abbigliamento eccentrico e variopinto.
Come detto, il senso di questa parola è cambiato molto nel corso del tempo. A partire dai primi anni 2010 si è iniziato a parlare di “generazione Hipster“. Oggi gli Hipster sono generalmente giovani borghesi che si interessano alla cultura alternativa, quella di nicchia, che non amano seguire le mode e le tendenze ma che preferiscono crearne di proprie.
Per quanto amino la tecnologia, autentica protagonista dell’era contemporanea, conservano sempre uno stile vintage, a partire dal modo di vestire fino ai gadget tecnologici.
L’Italia è protagonista di questo fenomeno grazie al Sunday Times, autorevole giornale britannico che ha scelto Bologna come città simbolo italiana degli hipster, grazie al melting pot culturale della città fatta di tanti studenti italiani e stranieri che, inevitabilmente, esplicitano stili ed esperienze di vita diverse distaccandosi dal banale mondo mainstream.
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